Le riprese con la dash cam sono legali?
Sempre più diffuse e a prezzi sempre più contenuti, le dash cam stanno negli ultimi anni diventando un optional che gli italiani amano montare a bordo del proprio veicolo, ma è legale farlo? E soprattutto, quando le riprese ottenute hanno un effettivo valore legale in caso di incidente?
La dash cam altro non è che una piccola camera digitale con una memoria al suo interno che puntata sulla strada (installata solitamente sotto allo specchietto retrovisore interno) davanti a noi, registra in presa diretta tutto ciò che accade durante il nostro spostamento: lo scopo è quello di avere un occhio continuamente puntato sulla strada in modo che nel caso di incidente la dinamica non possa essere oggetto di discussione.
La prima cosa che dimentichiamo quando si pensa a una telecamera costantemente puntata sulla strada è la possibile di ledere la privacy altrui per chi viene inavvertitamente e inconsapevolmente ripreso.
ATTENZIONE: Vi è l’obbligo per chi utilizza una dash cam di non pubblicare su social o condividere o riprodurre l’esito delle registrazioni se da questo dovessero apparire i volti delle persone (pedoni o altri automobilisti) oppure le targhe delle altre auto. Un comportamento del genere, anche se apparentemente così innocuo, costituirebbe un reato (a meno che non si provveda ad oscurare questi elementi dal video).
Posso installare una dash cam in auto?
Installare una dash cam non è impedito dalla legge (a meno che questa non sia posta in modo tale da impedire di vedere la strada e da guidare in condizioni di non piena sicurezza), ma è il successivo utilizzo che se ne fa delle riprese che può essere fonte di reato.
Le registrazioni video hanno valore legale in un eventuale processo? Possono costituire una “prova” della nostra eventuale innocenza?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo ricordare che nella cosiddetta fase stragiudiziale (ovvero quella in cui ancora non ci troviamo davanti ad un giudice, ma stiamo cercando una trattativa con una controparte) non è così definito il concetto di “prova legale” e potremmo imbatterci in funzionari disposti a visionare e acquisire le riprese come no.
Abbiamo facoltà comunque di richiedere, nel caso in cui la decisione non ci sembri equitativa, l’intervento di un giudice che valuti il nostro caso.
Nel processo civile italiano le registrazioni possono essere “prova” solo se non contestati dalla controparte, cosa che succede quasi spesso, ma la contestazione non può essere generica e deve invece (secondo la Cassazione) basarsi su fatti convincenti; non esiste alcuna norma che disciplina l’utilizzo delle dash cam e le registrazioni pertanto potranno quindi rientrare nelle cosiddette “prove atipiche” del processo che possono essere valutate dal giudice secondo il suo “prudente apprezzamento”. In pratica sarà il giudice ad accertare, per ogni singolo caso, se quelle immagini possano essere usate come prova.
Vale lo stesso discorso per la eventuale contestazione di multe: l’ufficiale che accerta l’infrazione non è tenuto a tener conto del video, ma si può chiedere che le riprese vengano acquisite dalla polizia in caso di contestazione dell’infrazione (verranno valutate caso per caso).
Vogliamo finire ricordando che tra gli obblighi di sicurezza alla guida vi è ovviamente quello di tenere gli occhi puntati sulla la strada e non distratti verso altro e che in caso di incidente stradale, al di là della multa che la polizia potrebbe comminare, ci sarebbe anche l’assicurazione che potrebbe rifiutarsi di coprire i danni.
Se quindi la dash cam è per noi una forma di sicurezza alla quale non vogliamo rinunciare ricordiamoci di tutelare la nostra salute e quella degli altri installandola dove possiamo dimenticarcela finché guidiamo e lasciamo fare a lei il suo lavoro.